April 22, 2021
Shock transmitter, cosè e come funziona
Nel settore dell’edilizia antisismica vengono usate diverse tipologie di vincolo per eseguire un intervento di miglioramento sismico su capannoni prefabbricati antecedenti il 2008.
Gli shock transmitter sono vincoli a comportamento dinamico all’avanguardia, che vengono utilizzati principalmente per collegare comparti strutturali diversi al fine di eliminare i possibili martellamenti che si vengono a creare durante un evento tellurico a causa della mancanza o dall’insufficienza di distanziamento fra diverse strutture (giunti sismici).
Che cos’è lo shock transmitter?
Gli shock transmitters sono dispositivi costituiti da un cilindro in acciaio al cui interno è contenuto un pistone immerso in fluidi siliconici che hanno una grande stabilità in relazione alla temperatura e al tempo a doppio effetto.
Tutte le componenti del dispositivo vengono quindi progettate e dimensionate caso per caso in base alla forza massima assiale alla quale il dispositivo deve resistere, allo spostamento massimo che deve garantire a fronte delle azioni lente ed alle caratteristiche intrinseche dei capannoni sui quali si va ad intervenire.
Per come vengono posti in opera queste connessioni hanno la caratteristica di trasmettere solo ed esclusivamente azioni di tipo assiale; infatti questi pistoni vengono in genere montati fra due strutture tramite piastre con dei perni che fan sì di non trasmettere azioni di momento flettente e torcente.
Come funziona questa connessione dinamica?
I dispositivi shock-transmitter, sfruttano esclusivamente la capacità viscosa dell’olio, garantendo una connessione rigida tra le due strutture prefabbricate collegate.
Il comportamento fisico dello shock transmitter è strettamente legato alla velocità a cui sono sottoposte le sue estremità. Infatti in presenza di spostamenti lenti, come per le deformazioni termiche, questo tipo di vincolo non oppone resistenza, mentre in presenza di azioni impulsive, come quelle dovute al sisma, si ha un comportamento di tipo rigido. Infatti il legame costitutivo di questo elemento è espresso con una legge forza-velocità non lineare del tipo F = α·c·v dove F = forza, c = costante di smorzamento, v = velocità, α = coefficiente tra 1 < α < 2.
Entrambe le estremità del dispositivo sono ancorate alla struttura esterna per mezzo di perni inseriti in anelli di ancoraggio dotati di snodo sferico, che dona al dispositivo la capacità di ruotare attorno ad ogni suo asse.
Quando utilizzarlo?
Il dispositivo shock transmitter, si installa quando si ha la necessità di creare dei link rigidi fra i vari edifici che permettono di collegare le varie strutture e quindi di trasmettere rigidamente le azioni sismiche da un edificio all’altro si attiva in fase dinamica (a fronte della forzante sismica o del carico da vento).
Di contro, in presenza di deformazioni lente, permette di considerare gli edifici collegati indipendenti e quindi liberi di dilatarsi senza creare delle sovratensioni indotte.
Lo shock-transmitter è particolarmente efficace per la riduzione dei cosiddetti fenomeni di martellamento: se sottoposti ad un sisma, due edifici adiacenti vanno ad oscillare in due direzioni diverse, andando in opposizione di fase, urtandosi tra di loro e danneggiandosi a vicenda.
Gli shock-transmitter servono appunto per evitare che questo effetto avvenga, rendendo sostanzialmente i due corpi solidali l’uno con l’altro, la risposta sismica del complesso di prefabbricati diventa quindi unica.
Come sono classificati?
Di solito gli shock transmitter vengono catalogati relativamente alla loro forza nominale di progetto e alla deformazione massima sopportabile: infatti il tipo di shock transmitter da installare è ricavato dal progettista in funzione dei risultati riscontrati nei link rigidi della modellazione, per quanto concerne la forza, e in funzione della deformazione massima in relazione al calcolo delle deformazioni di progetto, a lungo termine, presenti nell’edificio.
A livello normativo, questo tipo di vincolo, deve essere certificato CE secondo la normativa EN 15129:2009 e sottoposto a prove FPC (Factory Product Control Test) secondo sempre la normativa EN 15129:2009. Inoltre deve seguire quanto previsto dalle norme tecniche al paragrafo 11.9.10.1 delle NTC sottoponendo a prove di accettazione da eseguirsi su un campione pari al 20% dei dispositivi, con un minimo di 4, e comunque in quantità non inferiore al numero di dispositivi forniti.
Questa tipologia di vincolo è da anni parte integrale delle tecniche e competenze di Seriana S.p.A. applicate nel metodo di miglioramento sismico dei capannoni industriali prefabbricati: Essezero, zero polvere.
Questo processo è studiato per soddisfare qualsiasi esigenza aziendale in termini di tempistiche, sicurezza, tipologia di struttura ed esigenze di pulizia, un processo a 360° che accompagna il richiedente dalla progettazione fino alla fine dei lavori.