July 25, 2020
Nuova scoperta sull’origine dei terremoti
I risultati dello studio condotto da Cnr-Ismar in collaborazione con un team internazionale di scienziati lungo la faglia sismogenica del Mar Morto
Il legame tra la nascita dei terremoti e la geologia di un territorio lungo una faglia del Mar Morto, è questo il tema del recente studio condotto dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar).
La rivista Scientific Reports ha pubblicato i risultati che evidenziano i punti in comune tra questa faglia e le altre ad alto rischio sismico sparse nel mondo.
Luca Gasperini, ricercatore Cnr-Ismar ha affermato che “La Faglia del Mar Morto ha una struttura apparentemente semplice dal punto di vista geometrico: una spaccatura estesa oltre 1000 km lungo la quale si accumula stress, che oltre una certa soglia genera un sisma. Il tasso di movimento lungo questa faglia è noto con una buona approssimazione, ma se consideriamo solo questo sistema principale i conti non tornano, ci sono stati troppi pochi terremoti, ancorché molto distruttivi”.
Ma perchè avviente tale fenomeno?
“Una spiegazione può essere data dal fatto che strutture finora sconosciute, come la faglia che abbiamo scoperto e chiamato Faglia di Cafarnao, siano molto attive e accumulino parte di questo stress generando terremoti. L’ultimo terremoto particolarmente distruttivo, quello di Safed del 1837, è avvenuto probabilmente lungo questa nuova struttura. Quanto emerge ha profonde implicazioni nella valutazione del rischio sismico nella regione ma ha validità generale: questi sistemi di faglie appaiono mutevoli nel tempo e per valutarne il rischio sismico è necessario un quadro dinamico della loro evoluzione”.
Gli scienziati hanno studiato l’evoluzione strutturale della faglia situata a nord di Israele. Dalle analisi è stata evidenziata una problematica comune alle aree con faglie trascorrenti di grandi dimensioni, come quella presente in Turchia (la faglia nord-anatolica) o quella in California (la faglia di San Andreas). L’origine del problema è relativa alla grande variabilità spaziale e temporale dei processi geologici in zone relativamente focalizzate e ristrette.
Gli studioso hanno studiato il Mare di Galilea con un approccio nuovo e multidisciplinare utilizzando immagini del sottosuolo a diverse risoluzioni, analisi geochimiche e sismologiche. La zona in oggetto rappresenta un’importante opportunità per osservare processi geologici anche a profondità importanti.